Si parte da un vero fatto di cronaca: un giovane uomo, di nome Hossain Sabzian, mente a una famiglia benestante dicendole di essere il famoso regista iraniano Mohsen Makhmalbaf. Inscenando una vera e propria farsa, Hossain ottiene i favori del padre e l’ammirazione dei figli di quest’ultimo che, nel ruolo di attori, lo aiutano a girare il suo - presunto - prossimo film, ambientato proprio nella loro casa. Kiarostami si districa dietro la macchina da presa raccontando la realtà con la finzione e la finzione con la realtà; Close-up mette in scena la storia Hossain alternando momenti documentaristici, come quello del processo dell’uomo, e momenti di fiction, in cui il cinema ricrea le dinamiche di alcuni episodi dell’evento con i protagonisti stessi della vicenda.
Per questo Close-up si mostra come un film che offre innumerevoli spunti estetici, artistici, e cinematografici su cui riflettere; ponendo in dialogo stretto arte e realtà, ci si ritrova nella vetusta considerazione che Aristotele dava alla forma artistica pensandola come una forma di terapia. La vicenda di Hossain è infatti paradigmatica, addirittura archetipa, proprio per come mostra in maniera così esplicita il processo di catarsi che solo la mimesi può suscitare. Kiarostami porta sullo schermo la storia di un uomo sofferente e tormentato che, amando il cinema fino alle lacrime, gli affida le chiavi della sua stessa vita, della sua stessa persona in un tentativo disperato di affermazione nei confronti della società e della sua famiglia; è un amore che sfocia nell’immoralità e nella frode ma che, paradossalmente, si tinge di innocenza.
Si parte da un vero fatto di cronaca: un giovane uomo, di nome Hossain Sabzian, mente a una famiglia benestante dicendole di essere il famoso regista iraniano Mohsen Makhmalbaf. Inscenando una vera e propria farsa, Hossain ottiene i favori del padre e l’ammirazione dei figli di quest’ultimo che, nel ruolo di attori, lo aiutano a girare il suo - presunto - prossimo film, ambientato proprio nella loro casa. Kiarostami si districa dietro la macchina da presa raccontando la realtà con la finzione e la finzione con la realtà; Close-up mette in scena la storia Hossain alternando momenti documentaristici, come quello del processo dell’uomo, e momenti di fiction, in cui il cinema ricrea le dinamiche di alcuni episodi dell’evento con i protagonisti stessi della vicenda.
Per questo Close-up si mostra come un film che offre innumerevoli spunti estetici, artistici, e cinematografici su cui riflettere; ponendo in dialogo stretto arte e realtà, ci si ritrova nella vetusta considerazione che Aristotele dava alla forma artistica pensandola come una forma di terapia. La vicenda di Hossain è infatti paradigmatica, addirittura archetipa, proprio per come mostra in maniera così esplicita il processo di catarsi che solo la mimesi può suscitare. Kiarostami porta sullo schermo la storia di un uomo sofferente e tormentato che, amando il cinema fino alle lacrime, gli affida le chiavi della sua stessa vita, della sua stessa persona in un tentativo disperato di affermazione nei confronti della società e della sua famiglia; è un amore che sfocia nell’immoralità e nella frode ma che, paradossalmente, si tinge di innocenza.
Si parte da un vero fatto di cronaca: un giovane uomo, di nome Hossain Sabzian, mente a una famiglia benestante dicendole di essere il famoso regista iraniano Mohsen Makhmalbaf. Inscenando una vera e propria farsa, Hossain ottiene i favori del padre e l’ammirazione dei figli di quest’ultimo che, nel ruolo di attori, lo aiutano a girare il suo - presunto - prossimo film, ambientato proprio nella loro casa. Kiarostami si districa dietro la macchina da presa raccontando la realtà con la finzione e la finzione con la realtà; Close-up mette in scena la storia Hossain alternando momenti documentaristici, come quello del processo dell’uomo, e momenti di fiction, in cui il cinema ricrea le dinamiche di alcuni episodi dell’evento con i protagonisti stessi della vicenda.
Per questo Close-up si mostra come un film che offre innumerevoli spunti estetici, artistici, e cinematografici su cui riflettere; ponendo in dialogo stretto arte e realtà, ci si ritrova nella vetusta considerazione che Aristotele dava alla forma artistica pensandola come una forma di terapia. La vicenda di Hossain è infatti paradigmatica, addirittura archetipa, proprio per come mostra in maniera così esplicita il processo di catarsi che solo la mimesi può suscitare. Kiarostami porta sullo schermo la storia di un uomo sofferente e tormentato che, amando il cinema fino alle lacrime, gli affida le chiavi della sua stessa vita, della sua stessa persona in un tentativo disperato di affermazione nei confronti della società e della sua famiglia; è un amore che sfocia nell’immoralità e nella frode ma che, paradossalmente, si tinge di innocenza.
CLOSE UP 1990
۱۹۹۴ نمای نزدیک
